Il maggio elettorale porta con sé un risultato dai
molteplici significati che portano ad un'unica conclusione.
IL PD conserva la sua vocazione metropolitana, il M5S si
sgonfia clamorosamente anche se la cosa non giunge inaspettata ed il PdL con
tutto il centro destra esce ovunque sconfitto con risultati più o meno negativi
dimostrandosi per l’ennesima volta incapace di affrontare una sfida elettorale
impegnativa senza un'immediata identificazione con la figura del leader.
Le elezioni comunali, per loro stessa natura, pongono i
canditati davanti agli elettori in una maniera diretta. Assume un rilievo
determinante sia la loro storia personale che il loro curriculum e quando i
pretendenti sono indigeribili, perché incapaci o impresentabili, vengono
sonoramente rifiutati dai cittadini. La trasparenza, la capacità ed il merito
della squadra che si propone per guidare la città sono la discriminante
assoluta per il successo elettorale.
In questa logica e soprattutto con questa logica il centro
sinistra conquista sei comuni capoluogo su sedici al primo turno e nei restanti
va al ballottaggio con vantaggi più o meno cospicui. Tutto ciò tra l’altro
anche in aree tradizionalmente non affini come il comune di Treviso del Sindaco
Gentilini.
Ad irrobustire questa tesi c’è il risultato di Roma. I
Romani non hanno perdonato al Sindaco uscente Alemanno né lo scandalo legato
alla Parentopoli nelle municipalizzate né, forse più di tutto, la non-gestione
dell’emergenza maltempo quando il Primo cittadino tentò addirittura di
scaricare le proprie responsabilità di una Roma bloccata dalla neve sul capo
della protezione civile, salvo poi essere smentito e bacchettato dall’allora
ministro dell’interno Cancellieri. Il lupo, tra l’altro, perde il pelo ma non
il vizio visto che anche questa volta ha indicato come responsabili della debacle
elettorale capitolina i suoi concittadini distratti dal derby.
La capacità di fare ammenda,chiedere scusa per i propri
errori (cosa che anche noi ancora aspettiamo da qualche dirigente del PD), sapere
aprire spazi di dibattito e confronto per ascoltare le istanze che vengono dai
cittadini e sopra ogni cosa metterci la faccia sono i migliori ingredienti per
la ricetta del consenso e soprattutto della buona amministrazione.
La bontà di questa ricetta è anche confermata dallo scarso
risultato che la bizzarra idea di democrazia della coppia Grillo/Casaleggio ha
avuto.
Rimane purtroppo l’orrore dell’astensione. E’ innegabile che
questa sia la peggiore sconfitta per la politica perché indice di totale
sfiducia nelle istituzioni e nella possibilità di cambiamento. E’ una triste
realtà delle ultime consultazioni anche se sono opportuni, più che mai, dei
distinguo.
Il Partito Democratico ha mostrato di essere composto da
persone capaci, serie e trasparenti e di saper essere vicino alla gente,
talvolta nonostante il partito. L’idea costitutiva dei padri fondatori è
vincente sarà pertanto necessario riaffermarla nel congresso che si dovrà
aprire quanto prima possibile.
Francesco Licata @francodado
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